Venerdì 28 novembre 2025 / 20:30
A LITTLE GOSSIP NEVER KILLED NOBODY
Fortezza Est ROMA
A LITTLE GOSSIP NEVER KILLED NOBODY
regia: Francesca Caprioli
con Chiara Arrigoni, Giulia Gallone, Ottavia Orticello
costumi: Francesca Caprioli, Paola Arcuria
Si ringrazia 2P Produzioni Plastiche disegno
luci: Francesca Caprioli
Spettacolo vincitore del Premio Scintille 2023 Testo scritto durante la residenza NEON_10, organizzata tra 2019 e 2020 da Fabulamundi Playwrighing Europe
Sul palco di Fortezza Est dal 27 al 29 novembre “A little gossip never killed nobody” di Chiara Arrigoni, diretto da Francesca Caprioli con in scena Chiara Arrigoni, Giulia Gallone, Ottavia Orticello, protagoniste di una favola oscura sul potere della parola, così potente che può cambiare la realtà, crearne una nuova, spingerti a immaginare, desiderare, manipolare, obbedire.Klara, Agnes e Martha sono tre donne contemporanee, tre operaie costrette a un lavoro logorante che soffoca la speranza del futuro e la dimensione del desiderio. Le tre donne, insieme, sperimentano l’euforia di progettare un riscatto – personale e collettivo – e, nel bene e nel male, scoprono di avere il potere di cambiare la realtà.
Klara, l’aspirante leader, Agnese, la pigra mediatrice, e Martha, quella nuova. Tre donne ai margini. potrebbero essere straniere, venire da lontano, portarsi dietro un vissuto difficile, sono donne lavoratrici in un contesto opprimente in cui i loro corpi sono forza lavoro, e sono controllati, ma si apre sempre lo spazio per un riscatto o una ambiguità: i corpi delle tre donne sono, in modo diverso, un campo di battaglia, un luogo di auto-contestazione, di disarmonie, rabbia, ma anche eros, immaginazione, metamorfosi, liberazione.
Il testo si ispira al modello della fiaba: un mondo chiuso in cui il soprannaturale sembra fare irruzione nella realtà e il desiderio è una forza ambigua, che spinge l'essere umano a superare un confine vietato e, poi, a pagare un prezzo troppo alto. La fiaba è il contenitore in cui si muovono, però, istanze del nostro tempo. La fabbrica è il simbolo di un presente che è un pantano da cui non si può scappare e dell'oppressione che annienta la visione di un futuro. In questa oscillazione tra crudezza del reale e sospensione fiabesca, il soprannaturale è un elemento poetico a cui la regia allude senza mai darne una prova certa: non si sa se esista davvero, ma la realtà produce uno strano e inquietante meccanismo di coincidenze che si trasformano presto in una trappola e questo è lo spazio in cui è possibile, per il pubblico, credere nell'incredibile.
Ai margini di questa storia, gli uomini. Sempre nominati, ma non appaiono mai: depositari del potere, oggetto del desiderio, controparte di relazioni non paritarie. L’uomo è un grande assente che, però, incombe sulla narrazione e, soprattutto, ricadono sulla storia le conseguenze del potere che egli esercita, sulla piccola fabbrica e sulla vita delle tre donne.
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Fortezza Est
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